In molti si stanno rivolgendo a Renovo per avere assistenza sulla ricostruzione: la domanda frequente che arriva da beneficiari di contributo e da tecnici, riguarda l’atteggiamento da avere per selezionare l’impresa esecutrice dei lavori.
Detto in termini più specifici ci chiedono: “chi devo invitare per fare i miei lavori”?
Cercheremo con queste poche righe di dare qualche consiglio spassionato, come siamo soliti fare, sul come comportarsi e sul cosa tener conto.
Intanto conosciamo tutti i criteri che le imprese debbono possedere per poter essere affidatari di interventi di ricostruzione:
- Idonea attestazione SOA;
- Durc regolare;
- Iscrizione all’anagrafe ricostruzione.
Se nulla abbiamo da rilevare su Durc e Iscrizione all’Angrafe, qualcosa vogliamo dire in merito all’attestazione SOA.
Questa attestazione qualifica le imprese in ambito di appalti pubblici, la SOA è stata presa solo in prestito dalla ricostruzione privata che come noto non è un appalto pubblico.
Ma come dobbiamo individuare l’idonea attestazione SOA?
Il tecnico una volta elaborato il computo metrico estimativo deve dividere lo stesso per macro categorie di lavoro e da questa divisione trovare la corrispondenza di attestazione SOA.
Fare attenzione perché la SOA non è una figurina, ma è un’attestazione di qualità che viene rilasciata all’ impresa sulla base della sua esperienza pregressa: quindi chiedere o non chiedere la giusta attestazione equivale a scegliere un soggetto con giusta o errata esperienza in quella tipologia di lavoro.
Fare poi attenzione alla definizione delle SOA c.d. culturali: sono le attestazioni che riguardano lavori su beni culturali e nello specifico OG2, OS2A, OS2B, OS25, rivolgersi ad imprese certificate in tal senso se ci si trova proprio su di un bene culturale.
Discussi sommariamente i requisiti, vediamo di comprendere qualcosa di più su come scegliere l’impresa che ricostruirà la nostra abitazione.
Quello della scelta dell’impresa è un passaggio fondamentale per la ricostruzione della tua casa, perché se si incappa in una ditta che non sa eseguire i lavori, il manicomio sarà assicurato, a meno che se non si è persa già la ragione per la predisposizione del progetto e l’autonoma sistemazione.
Questo pensiero mi fa tornare in mente un episodio che si raccontava all’Università su Antoni Gaudì, maestro dell’architettura catalana di fine ottocento, per cui il maestro, nella sua continua e perversa ossessione del dettaglio e del decoro, aveva mandato al manicomio una sua committente nella realizzazione di un suo lavoro importantissimo. I lavori in quell’ occasione durarono decenni e la povera committente perse il senno mentre Gaudì continuava a disegnare maniglie e ghirigori, instancabile nella discesa di scala del dettaglio.
Chiaramente i nostri problemi non riguardano la ricerca maniacale della perfezione, magari fosse.
Torniamo quindi alla scelta dell’impresa e vediamo di capire che tipologie di imprese potremmo incontrare e come possiamo evitare problemi.
Non parleremo, in quanto già trattato, della tipologia di confronto concorrenziale, che ormai abbiamo capito riguarda prezzo ed eventualmente altri aspetti.
La categorizzazione è chiaramente ironica e rappresenta delle vicende riscontrate in questi mesi.
Partiamo dalla prima tipologia, l’imprenditore avventuriero: molte imprese durante questi mesi, da sopra come da sotto al centro Italia si sono organizzate per cercare di prodursi una chance di lavoro nel più grande cantiere di Europa. In centinaia si sono proposti ma in molti non sapevano nemmeno dove fosse stato il terremoto. Le criticità al quale potremmo andare incontro se capitassimo con questa tipologia di impresa sono due e non di poco conto. In primo luogo, dovremo fare attenzione a capire, prima della contrattualizzazione, se l’avventuriero dispone di tutti i mezzi, se è a conoscenza di dove rifornirsi di materiali edili, di dove far dormire i propri dipendenti così da riuscire a rispettare quanto concordato: avere la SOA non basta! Dovremo poi capire, in secondo luogo, quando dopo cinque anni si presenteranno delle crepe sui muri, magari per lavori non eseguiti a regola d’arte, dove andremo a cercare il nostro avventuriero? Importante in ambo i casi chiedere provenienza, scelte imprenditoriali, e organizzazione messa in atto.
Altra tipologia, quello che promette la luna, di questi anche sembra che ce ne sono tanti in giro, per poter avere la giusta attenzione e essere preso in grazia per produrre un preventivo questo appaltatore promette quello che non può e non ha! Rientrano in questa categoria quelli che promettono oboli, favori e regalie varie. Prestare massima attenzione a questi soggetti perché vi fanno passare guai seri, si tratta di reati pesanti quali la truffa ai danni dello Stato (fino a 6 anni) e anche concussione (fino a 12 anni di reclusione la pena) se il reato lo effettua il soggetto equiparato al pubblico ufficiale (amministratore, tecnic, presidente consorzio). Che siano soldi o vasche idromassaggio la gravità della situazione non cambia, se sia uno scambio diretto o in favore a terzi idem. Massima attenzione, i soldi sono dello Stato.
Altra tipologia, l’imprenditore sostituto progettista, alcune imprese sempre per spirito di ingraziarsi il tecnico locale, perennemente ingolfato nelle sue pratiche di ricostruzione, si propongono per effettuare la progettazione, con tecnici interni o collegati all’impresa, e regalando la stessa progettazione al professionista, ottenendo così in cambio un aiuto per acquisire i lavori. Questa metodologia potrebbe prendere piede perché trova terreno fertile tra i molti tecnici ultra saturi di lavoro. In questo caso l’atteggiamento scorretto lo effettua il tecnico che firma con falsità un progetto non suo e acquisisce il progetto gratuitamente in cambio del lavoro. Discorso analogo a quanto detto in precedenza, che siano denari o progetti regalati non cambia nulla.
Abbiamo poi l’imprenditore colpito dalla sindrome da burnout, questa sindrome è l’esito patologico di un processo stressogeno che interessa, in varia misura, diversi operatori impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali. Chiaramente sto scherzando , anche se del vero ce n’è, quindi a monito descriviamo anche questa situazione estrema. La sindrome colpisce in misura prevalente coloro che svolgono le cosiddette professioni d’aiuto o “helping professions” ma anche coloro che, pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall’assistenza, entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato (il termine burnout in inglese significa proprio “bruciarsi”). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Il burnout comporta esaurimento emotivo, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale. Il soggetto tende a sfuggire l’ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Il burnout si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l’insonnia e psicologici come la depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l’abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout.
Per finire, l’appaltatore che ne vuole fare troppe, abbiamo poi questa ultima tipologia molto facilmente riscontrabile nelle aree colpite dal sisma. Dopo grandi periodi di crisi, per l’edilizia difficile trovare un appaltatore che rinunci al lavoro. Probabilmente mai sentiremo uscire dalla bocca di un appaltatore “non posso fare questo lavoro, sono troppo pieno di impegni” piuttosto lavora di notte e sotto stress (con rischio di ricaduta nella fattispecie precedente) o ci manda qualcun’altro a fare il lavoro, ma rinunciare mai. Questo è un problema immenso che riverbera negativamente sull’ esecuzione dei lavori perché il nostro appaltatore, troppo pieno di lavori, crea un’ostruzione alla ricostruzione , e si vede costretto ad avventurarsi su tre soluzioni una peggio dell’altra:
1 : manda qualcun altro a fare il suo lavoro;
2 : realizza di fretta e male i lavori;
3 : non si presenta a fare i lavori.
Si potrebbe pensare che la prima ipotesi non sia poi così male, invece è male egualmente e quanto le altre, perché il subappalto nei lavori di ricostruzione ha dei limiti (il 30%). L’appaltatore originario non può affidare in toto i lavori ad un altro imprenditore pena la decadenza del contributo e pena l’esclusione per entrambe le imprese dall’ Anagrafe per la Ricostruzione. Come riconoscere questo imprenditore? Sono solitamente molto prolissi nel tentare di rassicurarvi del rispetto dei termini, perché forse cercano di auto convincersi che riusciranno nell’ impresa e usano termini rassicuranti come “sicuro” “regolare” “ci pensiamo noi”. Come difendersi? Chiedere di illustrare gli impegni già presi e i cantieri aperti e fissare pesanti penali e limiti perentori oltre il quale si procederà a risoluzione del contratto.
Abbiamo voluto parlare di questa importante tematica in maniera scherzosa, ma la questione è seria e da non prendere con leggerezza.
Prendersi il tempo necessario per capire a chi rivolgersi, non farsi prendere dalla fretta per selezionare l’impresa e scegliere con criterio.
Concludere il progetto è importante ma scegliere una buona impresa lo è ancor di più.
09/12/2017